Penna e Calamaio, luglio 2013
Nell'accezione comune con la parola "talento" si indica una persona di una capacità straordinaria, fuori dal comune.
Nello sport come nell'economia, nelle arti o nella politica, tendiamo a definire "talenti" i fuoriclasse.
Invece ognuno di noi ne possiede uno o più di uno.
Bisogna soltanto ricercarlo, trovarlo, valorizzarlo.
Nell'antichità il talento era una unità di misura del denaro. A farlo conoscere al mondo intero è stato Gesù nei Vangeli con la famosa parabola. Credenti o non, tutti non possono che convenire sulla saggezza di quel passo, che resta di una straordinaria attualità. Oggi più che mai.
La grave e lunga crisi che sta attraversando l'Europa e in particolare il nostro territorio può essere combattuta attraverso il talento.
Quel talento di cui ci parlano in questo numero Eleonora Bianchini, e, dal passato, Raffaele Casimiri.
Oppure quello espresso da alcune attività ricettive del centro storico, che, poggiando sulle proprie peculiarità, hanno scelto di andare incontro all'onda anomala, anziché scappare con il serio rischio di farsi travolgere.
Steve Jobs, uno che di talenti se ne intendeva, parlando agli studenti dell'Università di Stanford nel celebre discorso, li aveva così spronati: "L'unico modo per fare un buon lavoro è amare quello che fate.
Se ancora non l'avete trovato, continuate a cercare. Non accontentatevi. Siate affamati, siate folli".
Un invito a non sprecare la propria vita per vivere quella di qualcun altro, ma fare di tutto per renderla il più possibile vicina a ciò che ognuno sente di essere.
