La Juventus di Lussemburgo

Scritto da Marco Gubbini. Postato in Storie

Jhang Ceccotto ci riconosce da lontano e ci saluta con la mano, nonostante le nostre vite si incrocino per la prima volta qui, ad Esch sur Alzette.
64 anni portati benissimo, Ceccotto è il direttore finanziario della Jeunesse d'Esch, 28 scudetti, 12 coppe nazionali, 22 partecipazioni in Champions League e 10 tra Coppa delle Coppe e Europa League.

Come lo immaginate uno che si occupa delle finanze di una società? Rigido, freddo, che bada solo ai numeri. Ecco, Jhang è l'esatto contrario.

Una simpatia travolgente e un modo di parlare che rivela quello che è veramente: un amante passionale della Jeunesse.

jeunesse 04Il luogo dove incontrarsi può essere ovviamente solo uno: lo Stadio de la Frontiere, il posto sportivamente più blasonato del Lussemburgo.
Superato il confine francese, a venti chilometri, c'è Joeuf, dove nacque un certo Michel Platini che da ragazzo veniva spesso qui a giocare amichevoli contro la Jeunesse.

Il campionato è fermo e il manto erboso è completamente coperto di neve.
Mentre lasciamo le nostre impronte gualdesi sulla coltre bianca, Jhang ci racconta che Nello Saltutti mosse qui i primi passi da calciatore.
"Andavamo insieme a portare i giornali nelle scuole. Un giorno mi disse che sarebbe andato in Italia ad allenarsi col Milan. Ridevo. Pensavo ai classici sogni di un bambino. Invece era vero. Ricordo bene anche Nazzareno. Entrambi abitavano a cento metri da casa mia".


Siamo sotto le tribune innevate.
"Lo scorso campionato abbiamo avuto una media di 1300 spettatori a partita, con punte di 2000.
La squadra che ci segue ne ha meno della metà.
Qui gli spettatori s'identificano con i nostri giocatori, che sono quasi tutti lussemburghesi.
La Jeunesse rappresenta, da sempre, lo Stato.
Ora abbiamo cinque giocatori in Nazionale".

La sede sociale si trova sotto la tribuna coperta.
Dentro ci accoglie la storia. Le gare di Champions sono testimoniate dalle locandine che parlano di Bayern, Liverpool, Real Madrid, Juventus, Ferencvaros, Panathinaikos.
Foto da brividi con Di Stefano, Puskas, Platini, Scirea.

Il cuore di ogni stadio, lo spogliatoio.
Le pareti sono cosparse di fogli riportanti frasi che a leggerle fanno salire l'adrenalina: 'Fiero di portare questa maglia', o 'Tutto me stesso per la squadra'. "Sono i giocatori ad appenderli qui – ci rivela Jhang – Ci si caricano prima di ogni match".

L'ufficio della dirigenza è anche questo tappezzato di articoli di giornale e trofei.
Una pagina de L'Equipe con una classifica: è quella delle presenze nelle coppe europee.
Questa piccola squadra è 54esima! Più di Aston Villa, Bayer Leverkusen, Paris Saint German, Roma, Fiorentina.

C'è il gagliardetto della partita di Coppa dei Campioni contro la Juve.
Un giornale, giocando col nome, titola a sei colonne: "Jeunesse Dorée", gioventù dorata.
"Secondo le critiche dovevamo fare un campionato anonimo – spiega Jhang - Invece, con nove giovani del posto, siamo arrivati secondi in campionato e finalisti in Coppa. La Jeunesse dal '49 in poi ha giocato sempre in serie A. Siamo la squadra con il palmarès più ricco del Lussemburgo. I colori sociali? C'è chi dice che sia stato a causa della Juventus che fu scelto il bianco e nero".

Ci mettiamo seduti in fondo al grande tavolo dirigenziale.
"Questo è il mio posto da quindici anni – sorride - Da noi c'è molta democrazia.
Tutte le scelte sono prese dal comitato.
Nelle interviste il presidente non dice mai 'farò questo', ma 'ci riuniremo e decideremo insieme'.
Qui siamo tutti volontari.
Andiamo circa una volta al mese con la società a mangiare da un nostro sponsor, ma i dirigenti pagano di tasca propria.
Nessuno prende un euro dalla Jeunesse.
Inoltre noi dirigenti facciamo un abbonamento Vip da 250 euro".

La serie A del Lussemburgo è lontana anni luce da quella italiana.
Qui partecipare alla massima serie ha un costo che si aggira sui 700mila euro e in trasferta, salvo rare eccezioni, ci si va in auto.
Gli occhi di Jhang s'illuminano quando affondano nei ricordi.
"Sapete che Jeunesse-Real Madrid è stata la prima partita trasmessa dalla tv lussemburghese? Eravamo andati due volte in vantaggio, 1-0 e 2-1. Finì 5-2 in favore degli spagnoli, ma fu la prima volta dopo tanti anni che quel Real, il più forte di tutti i tempi, cinque volte di fila campione d'Europa, andò sotto in un match di Coppa".

Ora, con la formula dei preliminari di Champions, le piccole realtà non sono più inserite con le teste di serie. "Peccato, perché si è perso il fascino. Inoltre spendiamo tantissimo, dato che siamo costretti a volte a partire con voli charter. La Uefa ci rimborsa qualcosa, ma serve a malapena a pagare il viaggio. E non puoi contare neanche su grandi incassi. Chi vuoi che venga dalla Moldavia a Esch a vedere un preliminare? Le spese sono enormi e facciamo mille spettatori. Con la Juve o il Real ne avremmo fatti ventimila".

A Esch non c'è solo la Jeunesse a fare la serie A.
C'è anche la Fola e la rivalità è alle stelle.
"Per capire quanto antagonismo c'è dovete considerare che chi, durante le riunioni societarie, nomina la parola Fola deve pagare 5 euro di multa, che poi devolviamo in beneficenza. Una volta eravamo andati a vedere una partita nel loro stadio, un mio collega mi disse: 'Indossi scarpe vecchie, spero'. Chiesi perché e mi rispose che quando si calpesta quel terreno poi bisogna buttare via le calzature".

C'è l'intenzione, da parte del comune, di fare un nuovo stadio per tutte le squadre di Esch. Un impianto coperto da 4-5mila spettatori. "A noi dispiacerebbe molto. Sarebbe meglio migliorare questo di stadio. Qui c'è la nostra storia".

Qual è la situazione attuale della Jeunesse?
"Siamo terzi ad un punto dal Dudelange (il cui patron, Becca, è originario di Valtopina, ndr) a cinque dalla Fola che è prima (cinque euro di multa a Jhang!!). Il traguardo minimo è la terza posizione per garantirci l'Europa. Abbiamo 25 giocatori, alcuni di origine italiana. Il settore giovanile? Insegniamo calcio dai 5 anni e circa 200 ragazzi sono targati Jeunesse. Ci investiamo, dato che il settore giovanile è vitale. La gente viene più allo stadio se sa che giocano calciatori del posto. Ora in serie A abbiamo tre ragazzi del nostro vivaio e siamo molto contenti".

La Jeunesse è una leggenda in Lussemburgo. "Siamo una squadra molto invidiata. Tutti sperano che la Jeunesse perda, ma poi vogliono venire a giocare qui. Fin dai tempi di Barboni molti calciatori preferiscono guadagnare meno da noi piuttosto che andare da altre parti. La storia abita qui e il pubblico ce lo invidiano tutti".

Riportiamo a Ceccotto i saluti di Nazzareno Saltutti.

"La Jeunesse non dimentica nessuno dei suoi giocatori. Qui non sei un numero. Non lo sarai mai. Molto spesso vengono vecchi giocatori allo stadio. Lo diciamo allo speaker e lui li saluta pubblicamente.
Potete dire a Nazzareno che, se passa da queste parti, il microfono è pronto".

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