Totò, Maria Pia e la... Malafemmena

Scritto da Roberto Casaglia. Postato in Persone

 

"Si avisse fatto a 'n ato chello ch'è fatto a mme…”
Comincia così una delle canzoni italiane più celebri, Malafemmena. Un brano che Totò volle dedicare alla moglie, Diana Bandini, per essere venuta meno a una promessa che i coniugi si erano scambiati: anche se ufficialmente separati, avevano con-cordato di convivere sino al raggiungimento del diciottesimo compleanno della figlia Liliana.
“Se avessi fatto a un altro quello che hai fatto a me” potrebbe però essere idealmente anche un messaggio a Totò da parte di Maria Pia Donati, che rivendica di essere l'autrice della musica.
Lei non ha mai avviato una causa per plagio, anche se ancora i termini non sono decaduti, “perché stanca di essermi vista continuamente portare via le mie canzoni”. Al posto suo un altro autore, quasi sicuramente, avrebbe incaricato da tempo uno stuolo di avvocati per rivendicare le proprie ragioni.

La musica è l'unica arte che conferisca un senso assoluto alla parola, il linguaggio universale che unisce l'umanità. La sensazione di sentire passare alla radio delle musiche che hai composto, ripaga le impervie giornate di note scribacchiate su un pentagramma che d'un tratto si trasformano in gioia allo stato puro. Immaginate però di aver scritto la musica di una delle canzoni più conosciute della tradizione napoletana e italiana, ma di non vederne riconosciuto il merito. maria pia donati gualdo 2
In effetti la signora Maria Pia ha avuto più volte a che fare con plagi delle sue composizioni, tanto che per due celeberrimi brani come “Love in Portofino” di Fred Buscaglione e “Taxi” di Antoine, presentata a Sanremo 1970, ha ricevuto dei risarcimenti dalle case discografiche. Tra l'altro è stata l'unica vincitrice di una causa per plagio (per “Taxi”) nei 64 anni del Festival della Canzone Italiana.
“E vi dirò di più”, racconta. “Posso affermare che Malafemmena è nata a Gualdo, perché io scrissi Autunno d'Amore (il pezzo clamorosamente simile a quello di Totò, solo che fu depositato da Maria Pia alla Siae due anni prima di quello del Principe della risata, ndr) guardando dalla finestra di casa mia, ispirata dalle nostre magnifiche montagne.”
Questa è la vicenda di Maria Pia Donati, un'elegante e raffinata signora di Gualdo Tadino, sorella di Nello, uomo di cultura per anni punto di riferimento della Pro Tadino, e di Piero, grande patriota decorato al Valor Militare con Medaglia e due Croci di Guerra al Merito.
Seguiteci, perché la sua è una storia che merita di essere raccontata.

Pomeriggio romano di novembre. Suoniamo il campanello di un'elegante palazzina della capitale. “Buonasera signora, siamo della rivista di Gualdo Tadino”. Dall'altra parte del citofono la voce cristallina di Maria Pia Donati: “Ah, siete venuti? Salite al terzo piano, l'ascensore è di fronte l'ingresso.”
La signora ci apre la porta di casa e subito ci dice. “Io non ho fatto granchè di interessante, come mai avete pensato a me? E Gualdo com'è oggi? E' tanto tempo che manco, ma il mio cuore è sempre là, ho ancora una casa in vicolo Clio. Al Comune ho donato la biblioteca di mio fratello Nello”. 

maria pia donati gualdo 3In effetti lasciò Gualdo che aveva appena vent'anni per seguire l'amore della sua vita: un ufficiale dell'aeronautica di Passignano sul Trasimeno, Vittorio Minelli, che ha poi trasmesso la sua passione per le stellette ai due figli Giorgio e Roberto, divenuti entrambi generali dell'aviazione.
“Ho fatto i miei studi a Gualdo e lì ho iniziato la mia attività di insegnante, prima a Caprara e poi come direttrice della Colonia”.
Sebbene di famiglia all'epoca benestante (suo padre era ingegnere), non si può dire che abbia vissuto una gioventù tra gli agi, tutt'altro.

“Mi trasferii al nord per seguire mio marito. Insegnavo a Sesto Calende, sul Lago Maggiore. In seguito ai fatti dell'8 settembre rischiammo più volte la vita poichè Vittorio era un ufficiale dell'ae-ronautica italiana ed era ricercato. Dopo diverse peripezie, con un figlio di pochi mesi, riuscimmo a tornare a casa.
Facemmo il viaggio sul cassone di un camion che ci lasciò a Gaifana. Arrivammo a Gualdo a piedi con in braccio il nostro bambino.”
L'amore per la musica sbocciò da piccola.
“A cinque anni iniziai a suonare il pianoforte che mi regalò mio padre.
A 15 anni scrivevo i miei primi pezzi. Questa capacità di comporre non la considero un mio merito, ma un dono di Dio. Nel 1943 ho dato gli esami da compositrice a Perugia, entrando a far parte della Siae, che negli anni scorsi mi ha premiato con la medaglia d'oro per i 50 anni di iscrizione.maria pia donati gualdo 4
Le parole e la musica mi arrivano sull'onda di una emozione. Recentemente ho scritto una preghiera che ho mandato a papa Benedetto XVI, che mi ha ringraziato con una sua lettera.”

Sinora Maria Pia ha composto oltre 300 canzoni, tutte per diletto.
“Ne ho lasciate tante nel cassetto perché molte di quelle che ho depositato me le hanno poi copiate. E allora ho detto basta.”
Una di queste fu proprio “Autunno d'Amore”.
“La Rai la trasmise alla radio interpretata da Claudio Villa ed eseguita dall'orchestra di Nello Segurini in cui Fred Buscaglione militava come strumentista prima di diventare famoso. Sta di fatto che poi la prima parte di questa canzone mi è stata buggerata da Buscaglione, diventando Love in Portofino, il ritornello è diventato Malafemmena. Questo pezzo l'ho depositato nel febbraio del 1949 e Malafemmena è uscita nel 1951. Detto questo ho detto tutto.”
La signora Donati racconta di quando si accorse del primo plagio di un suo brano. Era il 1959.
“Sentii Love in Portofino alla radio e mi precipitai in Rai dicendo: ‘State trasmettendo un mio pezzo’. Un funzionario, il dottor Aldo Donato, mi consigliò di contattare Ladislao Sugar delle Messaggerie Musicali.
Quando mi presentai, Sugar mi accolse chiedendomi che cosa avrei preteso. Risposi che non volevo nulla dal punto di vista economico, ma che venisse riconosciuto che Love in Portofino era stata scritta copiando un mio pezzo. Ricordo che nei corridoi incontrai Johnny Dorelli, che interpretava il brano, il quale mi invitò a non accettare la transazione propostami da Sugar (due milioni di lire, ndr) ma ad intentare una causa per plagio. Io però ho sempre scritto canzoni per passione e non per lucro e accettai la proposta di Sugar.
Nell'occasione lo stesso Sugar mi invitò a Sanremo per il Festival e mi chiese di mandargli dei pezzi. A Sanremo non andai, perché avevo il mio lavoro di insegnante e perché non mi interessava. Gli inviai comunque una cassetta con alcune mie canzoni e sapete cosa accadde? Poco dopo ne sentii una cantata da Orietta Berti: Tipitipiti. Mi avevano fregato anche quella!“

Ma il clou arriva a Sanremo 1970. Sul palco dell'Ariston, Antoine canta Taxi, autori Pace e Panzeri, gli stessi di Tipitipiti. E’ un altro brano della signora Donati.
“A quel punto diedi tutto in mano all'avvocato. La causa durò 14 anni durante i quali seguii personalmente tutte le udienze che si tenevano a Milano.”
Al termine dell'iter giudiziario Maria Pia viene risarcita con 110 milioni di lire e ad oggi rappresenta l'unico caso di condanna definitiva per plagio nella storia del Festival della Canzone Italiana.
Resta Malafemmena.

“Un anno fa avevo deciso di intraprendere un'azione legale, ma non per quattrini, soltanto per avere un riconoscimento. Poi non sono stata bene e ho deciso di lasciar perdere.”
copertina spartito malafemmenalove in portofinotaxi antoineNonostante siano passati oltre 60 anni, l'amarezza in Maria Pia Donati non si è attenuata.
“Continuo ancora a scrivere, ma solo per me stessa e per i miei familiari e amici. Non ho mai pensato di comporre canzoni per professione. Avevo il mio lavoro da insegnante e per me questo è rimasto sempre e soltanto un hobby. Il mondo della canzone non mi è mai piaciuto e quello che mi è capitato ne è la prova.”

Dice Roberto Gervaso: “Il plagio è un atto di omaggio, chi copia ammira”. Di ammiratori delle sue opere Maria Pia Donati ne ha avuti tanti, e tra i più famosi compositori italiani.
Di questo può andarne sicuramente fiera.

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