Gianluca Costanzi, la forza della volontà

Scritto da Roberto Casaglia. Postato in Persone

 

Da operaio a Direttore dell'Information Techology di Clifford Chance, colosso mondiale del settore legale. La vita di Gianluca Costanzi è il simbolo della tenacia, della voglia di raggiungere i propri obiettivi. E anche rapidamente. Non a caso ama gli sport duri, come la maratona (ha da poco concluso quella di Parigi in quattro ore) e l'Ironman, disciplina per uomini d'acciaio di cui abbiamo parlato qualche numero fa raccontando l'avventura di Fabrizio Evangelisti.

Se Gianluca si guardasse indietro, vedrebbe che il suo passato in una ceramica non è poi così lontano, poco più di 15 anni. La fabbrica è invece distante anni luce dal ruolo di responsabilità che ricopre oggi, neanche quarantenne, all'interno di una delle società legali più importanti al mondo. Per comprenderne le dimensioni basta dare un'occhiata ai numeri: oltre 3.800 dipendenti, di cui tremila avvocati, e un fatturato di 2,9 miliardi di euro.

Come si arriva così in alto partendo da zero?
Con la passione e la forza di volontà. Sono stato sempre curioso e non mi sono mai accontentato, raggiunto un obiettivo me ne pongo un altro. Sin da ragazzo ho sentito la necessità di impegnarmi in qualcosa. Sono stato uno degli artefici dei “campetti di San Rocco”. Erano abbandonati e nel 1993 abbiamo cominciato a sistemarli. Per circa 15 anni sono stati un punto di riferimento, soprattutto sportivo, per Gualdo e dintorni. Sono stato per diverso tempo presidente del circolo Acli, la prima volta che assunsi la carica avevo appena 18 anni. Poi lo sport mi è sempre piaciuto: ho fatto tutte le giovanili del Gualdo fino alla Berretti, quindi le categorie minori arrivando in Promozione. Con il Fossato vinsi la coppa umbra di categoria. Oggi mi dedico alla corsa e il prossimo appuntamento sarà l'Ironman in Austria.
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Se dovessi raccontarti, da dove partiresti?
Dalla fabbrica di ceramica, il mio primo lavoro. Il mio è un percorso atipico, sia dal punto di vista scolastico che professionale. Nel 1995, finito il liceo, sono entrato in fabbrica dove sono rimasto per quattro anni. Solo poi sono riuscito a trasformare la mia passione in un lavoro anche con la spinta dei miei genitori che hanno sempre creduto in me. Il settore della ceramica aveva qualche problema e mi sono guardato intorno. Essendo appassionato di informatica mi sono iscritto a un corso regionale per diventare Ammistratore di Sistemi e Reti. Ho svolto il tirocinio alla Faber che poi mi ha assunto nel suo team di informatici. Ma volevo tornare a Perugia, dove avevo svolto il corso, così sono riuscito a entrare in Tribunale, sempre come informatico, nel 2001.

Quando è scoccata la scintilla che ti ha fatto capire che l'Umbria ti stava stretta?
In occasione del mio primo viaggio all'estero, in Venezuela. Da lì tutto è cambiato. Perugia è diventata piccola, mi sentivo cittadino del mondo, e infatti ne ho visto parecchio. Mi sono rimesso a studiare inglese e a cercare opportunità per andare all'estero.

La prima occasione?
Nel 2003. L'Ariston mi offre un contratto in Inghilterra per un anno per lavorare a un progetto di integrazione di una società appena acquisita. Concluso il periodo ho chiesto una pausa e sono andato alcuni mesi in Costarica a imparare lo spagnolo. Tornato a Fabriano mi hanno proposto un altro progetto in Francia, su scala molto più grande, che includeva anche Belgio,Germania Svizzera e Turchia.
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La voglia di esplorare nuovi mondi è solo legata alla professione?
No, mi piace conoscere situazioni nuove. Nel 2006 ho viaggiato molto per lavoro, ma anche per piacere: Australia e Brasile le mie tappe. In Brasile sono stato nella foresta amazzonica e a Manaus ho incontrato i nostri concittadini Padre Mario e Padre Fulgenzio con i quali ho trascorso diverse sere a cena in convento. E' stato un anno particolare perché ho anche conosciuto la mia futura moglie Chantal, franco-americana. La sua famiglia è dislocata tra Francia e Stati Uniti (Florida e New York). Andiamo spesso negli States soprattutto per il giorno del Ringraziamento. Che buoni i tacchini da 20 kg!! Tra l'altro sento Monica Mataloni quando vado in Florida. A New York mi sono incontrato con Eleonora Bianchini quando viveva negli Usa, tanto per citare due “Made in Gualdo”. Il contatto con le mie radici è importante, tanti nostri compaesani sono stati da me a Londra e a Parigi ed è sempre un vero piacere. La porta è sempre aperta: “venite gente venite”. Con Chantal ci siamo sposati nel 2011 ad Assisi con rito buddista perchè lei da oltre 15 anni si è avvicinata a questa filosofia attraverso lo yoga e la meditazione. E' stata una festa internazionale, qualcuno ancora lo chiama il “matrimonio dei tre giorni” perché dal venerdì alla domenica non ci siamo fermati mai.

Con la nuova vita di coppia hai messo radici?
Sì e no. Ariston nel 2008 mi avrebbe voluto spostare in Germania, ma mia moglie è professore universitario a Parigi e così ho trovato una bella posizione con Regus, azienda che si occupa di locazione di uffici in tutto il mondo, e sono rimasto nella capitale francese. Ero responsabile IT per il Mediterraneo, ma gli spostamenti non mancavano, sempre in posti interessanti: Libano, Israele, Algeria e Egitto, dove fortunatamente ho finito un progetto poco prima della “primavera araba”. Poi sono diventato responsabile per l'Europa muovendomi un po' dappertutto, anche troppo per la vita familiare, dalla Scandinavia all'est Europa.

Ma ancora non eri completamente soddisfatto…
Mi sono reso conto che per fare carriera mi mancava un titolo di studio vero e proprio. Così nel 2011 ho approfittato di una legge francese grazie alla quale l'esperienza lavorativa mi è stata convalidata in diploma universitario. Questo mi ha permesso di accedere a un Master in Information System Management a HEC, equivalente alla Bocconi ma a livello europeo. E' stata dura: 15 mesi di corsi, una settimana al mese all'università, lavoro, famiglia, niente vacanze, però ne è valsa la pena. Ho fatto tirocinio per alcune settimane in Cina e Giappone, un'altra esperienza fantastica. Ho finito nel 2012 con una tesi su Gestione di Progetti Internazionali. Senza questo Master non sarei riuscito ad arrivare dove sono ora.gianluca costanzi 01

Quando arriva l'ultima svolta?
Regus non aveva altro da offrirmi e allora nel 2013 sono andato a lavorare per un'azienda americana di energia, con sede anche a Parigi. Mi occupavo di progetti tecnologici legati a impianti di produzione di energia elettrica in Paesi in via di sviluppo: Armenia, Togo, Nigeria e Ruanda. In Ruanda ho vissuto un'esperienza toccante, trovandomi lì in occasione del ventennale del genocidio. Momenti bellissimi dal punto di vista culturale e lavorativo, ma ancora una volta non ero mai a casa. Mi è quindi arrivata un'offerta da parte della mia azienda attuale, Clifford Chance, e così da un anno ricopro il ruolo di Direttore IT per il Sud Europa. Viaggio molto meno, ma il lavoro è davvero interessante. Lo scorso anno ho fatto anche un corso di leadership ad Harvard per migliorare le mie capacità di gestione dei gruppi, visto che il mio team attuale conta più di venti persone in quattro Paesi. Ho la fortuna per lavoro di parlare quattro lingue tutti i giorni, una cosa che aiuta la mente ad essere sempre attiva. L'unico inconveniente è che a volte, quando torno a Gualdo, i miei non mi capiscono più perchè faccio un mix di tutto… (sorride)

Sei sempre rimasto in contatto con Gualdo e conosci la crisi che sta attraversando. Come potrebbe uscirne?
Credo che bisognerebbe ripartire dalle idee e dal territorio. Personalmente ho una forte predilezione per l'olio. In famiglia abbiamo due piccoli oliveti, con un centinaio di piante. Quando ho un po' di olio in più lo vendo a colleghi e amici all'estero ed è molto apprezzato. Il nostro olio è talmente buono che posso venderlo a 15/20 euro al litro in Francia, Germania o Danimarca. Possibile che a Gualdo non si riesca a creare un consorzio per esportare il questo nostro prodotto nel mondo? L'altra possibilità, come hanno detto Mark Tacchi e come dimostra Francesca Venturini che ho letto recentemente su Made in Gualdo, è avere un'idea e una connessione internet. La connessione ce l'abbiamo tutti ma le idee scarseggiano. E se l'olio lo vendessimo online? C'è un progetto della Regione che si chiama Brain Back a favore degli umbri residenti all'estero che vogliono creare delle start-up nella nostra regione. Mi ci sono avvicinato, ma poi per mancanza di tempo non l'ho potuto seguire. Per il momento sto bene dove sono, ma l'idea di valorizzazione il nostro olio mi è sempre piaciuta. Con la rete di contatti di cui posso disporre potrei occuparmi dell'aspetto promozionale, ma a Gualdo ci vorrebbe un consorzio. Invece ognuno viaggia per conto proprio. E questo è un grosso limite...

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