Manager illuminato e dal cuore grande

Scritto da Marco Gubbini e Roberto Casaglia. Postato in Angelo Barberini

Si entra in Tagina e Angelo Barberini sembra essere ancora lì. In cima alla grande scala a chiocciola che porta agli uffici, una delle tante fotografie del "Pres" di cui l'azienda è piena.

Il doppiopetto, il fazzoletto bianco dal taschino e un sorriso compiacente rivolto verso la sua "creazione"più bella dopo la famiglia: Tagina.

L'ufficio di Giuseppe Barberini è il penultimo sulla sinistra.

Il Direttore Generale ci accoglie anche lui con il sorriso sulla bocca.

Il tempo di sedersi e il racconto è già iniziato.

La messa a fuoco degli occhi settata all'infinito, come quando si racconta la propria vita.

 

angelo giuseppe barberini"Tagina nacque nel dicembre del 1972 e quest'anno ricorrono proprio i 40 anni dalla sua fondazione.
Ricordo esattamente la data in cui uscì la prima piastrella: era il 13 agosto 1973.
L'idea imprenditoriale fu di Angelo Barberini e di altri suoi colleghi di lavoro delle fabbriche di Luzi.
Essendo giovani coltivavano l'ambizione di avere un'azienda propria di piastrelle ceramiche. Vedevano un futuro in questo settore. E il futuro lo hanno creato davvero.

Una squadra di poco più che trentenni di cui Angelo era l'anima.
Insieme a lui c'erano Mario Moriconi, Alberto Marcotulli, Domenico Giovagnoli, Mario Venarucci, Enzo Galantini, Rossano Morroni, Massimo Meccoli, Alfiero Biagiotti, oltre a Remo Fazi che era l'unico socio non lavoratore.
Le prime prove furono effettuate nella fabbrica di Angelo Ceccotti che, visto l'impegno dei soci, regalò loro una battuta: "Morirete poretti e stracchi..."

I fondatori impegnarono le rispettive liquidazioni per costituire il capitale sociale della Srl e costruirono il primo stabilimento di 2000 metri quadrati.
L'uscita della prima piastrella si festeggiò... alla gualdese, con il vino e la porchetta cucinata dal compianto Silvano Brega.

Da quel momento l'azienda non si è più fermata, crescendo progressivamente.
Tanti i momenti decisivi, ma la pietra miliare fu l'accordo con la stilista Laura Biagiotti nel 1981.
Tagina si impose come soggetto in grado di unire la produzione industriale alla qualità e ottenne una quota interessante di mercato, sebbene di nicchia, sopperendo alla penalizzazione di trovarsi al di fuori del distretto ceramico di Sassuolo.
Angelo intuì che puntare sul prodotto di qualità, anziché sul minor prezzo, avrebbe permesso di non entrare in concorrenza diretta con le fabbriche della città emiliana.

Le prime collezioni firmate da Laura Biagiotti lanciarono Tagina anche all'estero e contemporaneamente venne messa a punto la prima rete di distribuzione europea.
Di lì a poco il Giappone entrò a far parte del mercato di riferimento di Tagina.
Nel 1986 nacque il secondo stabilimento per la produzione del formato 41x41 in monocottura decorata. Molti tra gli addetti ai lavori sconsigliarono di investire in questo prodotto perché poco vendibile.
Ma andammo contro corrente e fu un ottimo successo.

La svolta definitiva che proclamò Tagina azienda di riferimento a livello mondiale per capacità di innovazione e di qualità fu però l'avvento delle "Terre Cotte dell'Umbria", una collezione densa di artigianalità e di cultura, nella quale si propone un cotto ispirato ai principali monumenti e piazze della nostra regione.
Anche la crescita del fatturato fu esponenziale: 2 milioni di euro nel 1981, 6 nel 1988, 16 nel 1991. Poi i 29 milioni del 1992, con l'introduzione delle Terre Cotte.
Sulla scia di questo successo inserimmo anche la collezione "Antica Umbria", con l'innovativo e provocatorio spessore 16 millimetri, che nel 1993 portò il fatturato a quota 35 milioni di euro.
Anche in questo caso l'ottimo risultato si deve al fiuto imprenditoriale di Angelo Barberini che, contro il parere di quasi tutta la forza vendita che riteneva il prodotto troppo costoso, convinse tutti della bontà di questa scelta che in effetti consacrò definitivamente Tagina quale regina dell'inno-vazione a livello mondiale.
Questa collezione, inoltre, ci permise di sfondare negli Stati Uniti, tanto che nel 1995 il 16% di un fatturato arrivato a toccare 60 milioni di euro proveniva da quel mercato.

L'azienda intanto si era ingrandita. 85.000 mq di superficie coperta e circa 400 dipendenti.
Quello fu il momento di massima espansione di Tagina e dell'industria ceramica italiana della piastrella.
Poi arrivarono altri produttori. A partire dai cinesi, che oggi immettono sul mercato 6 miliardi di mq di piastrelle ogni anno.
Per capire la forza dirompente di questi nuovi competitor, quando l'Italia copriva quasi la metà del mercato mondiale i mq. prodotti  nel nostro Paese non superavano i 270 milioni!

Questa la storia di Tagina. Angelo Barberini ne ha rappresentato l'anima e la guida, lasciando nel mondo l'immagine di un'azienda di qualità."

Di Angelo ha tracciato un fedelissimo ed emblematico ritratto un amico di vecchia data, Cristiano Sezzi, allora direttore di Tile Italia e di Tile Italia International: "Ad Angelo Barberini deve andare il doveroso ringraziamento di tutti coloro che operano nel settore ceramico. Le sue intuizioni hanno valorizzato al massimo il prodotto ceramico, conferendogli un valore intrinseco e una immagine che sono andati a beneficio di tutta l'industria ceramica sia italiana che estera"

"Anche oggi - prosegue Giuseppe Barberini - ri-spetto ai grandi gruppi Tagina si distingue per la particolarità e la ricerca artistica dei prodotti dal-l'alto valore aggiunto e soprattutto per la sua riconoscibilità, un fattore che ci permette di essere presenti sui principali mercati mondiali come azienda top di gamma. Pur con tutte le debite differenze, possiamo definire Tagina la Ferrari del comparto ceramico.
Ma voglio tornare indietro, alle origini.
Alcune riunioni per la costituzione di Tagina si fecero a casa mia.
All'epoca ero vicesindaco e il Comune aveva messo a disposizione delle aree industriali per nuovi investimenti. Questi incontri erano un po' "carbonari", visto che i futuri soci dell'azienda all'epoca erano ancora dipendenti dei Luzi.
Lasciato l'incarico politico, Tagina mi fece una proposta che accettai, entrando proprio nel momento in cui stava prendendo corpo l'accordo con Laura Biagiotti.
Tantissime le giornate che ho vissuto fianco a fianco con Angelo Barberini...
La sua più grossa capacità era intuire e anticipare quello che il mercato si aspettava.
Era talvolta un po' burbero, e se ne compiaceva, ma durava pochi minuti a tornava quello che era veramente: un uomo concreto, gioviale e generoso.
Vi assicuro che dietro quella maschera da duro aveva un grande cuore.
Dialogava molto con i suoi collaboratori, che ascoltava con rispetto e con i quali difendeva le proprie opinioni riuscendo a convincerli della bontà delle sue idee.
Grande è stato il suo contributo al benessere di tante famiglie e al prestigio di Gualdo.
Anche nella fase più dura della sua malattia non si è mai arreso, mostrando la forza e la determinazione di sempre, lasciando anche in questo un grande esempio di dedizione.
Il suo segreto? Un grande spirito di squadra e tanto sudore. Perché, quella volta, si lavorava tanto...."

Nel finire, gli occhi di Giuseppe Barberini dall'infinito mettono a fuoco una foto incastrata sotto il vetro della grande scrivania.
Lui e Angelo a una fiera.
Giuseppe sorridente in giacca e cravatta, Angelo più casual. Camicia a mezze maniche.
Anche lui sorridente, ma un sorriso incerto, timido.
E' negli occhi il vero carattere di una persona.
Ed è da quel sorriso che, dopo averle ascoltate, vi-sualizziamo le parole di Giuseppe Barberini.
"Angelo... aveva un grande cuore".

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