Mario Fioriti: anche si nun è venerdì, v'aricconto

Scritto da Sara Baldelli. Postato in Persone

Questa storia inizia nei primi anni 2000: un utente dal nickname "Gigi D'Alessio" iniziò, per gioco, a fare simpatici interventi sul forum del sito internet dei Giochi de le Porte. Non era ancora l'era dell'esplosione dei social network e delle condivisioni di massa: la sua fama rimase confinata all'interno del muro virtuale di tutti gli utenti che attendevano impazienti che scrivesse qualcosa. Proprio da questo concetto  di "attesa", i primi lettori, inconsapevolmente, avevano inventato il concetto di "Bollettino".
In seguito al grande successo, all'interno del forum gli venne assegnata una apposita sezione indipendente, "L'Isola". Da allora, Gigi, che pure ha un nome, Mario Fioriti, ha fatto molta strada. "El Bollettino del Venerdì" è divenuto sito internet, pagina facebook e, in seguito, un mensile in "carta e ossa", del quale egli è direttore responsabile ed editore. Oltre a giornalista è scrittore, ma anche speaker e conduttore radiofonico di Radio Tadino, in programmi che spaziano dall'informazione locale alle "pazzerie" di Magabald.
La risata è il momento più vero con noi stessi, come quando starnutendo è impossibile tenere gli occhi aperti; non si può mentire. Perchè Mario ci fa ridere? Sicuramente occorre essere gualdese fin nell'animo e vedere la gente da altre prospettive, per poter creare un'istantanea colorita di un personaggio come "First of The Moon" che esce ogni mattina in strada per innaffiare la sua porzione di marciapiede. Occorre vedere le situazioni invisibili che ogni persona ha davanti a sé ogni giorno, per farci ridere immaginando i "Manichini de Bulgari", la sedia davanti all'ambulatorio del Dottor Maurizie, il cane della rotatoria (ormai ex, pace all'anima sua) e altre mille gag.
Gigi non "inventa" nulla, se così si può dire: ha l'abilità innata di farci ridere per ciò che vediamo e già sappiamo, ma di cui non c'eravamo mai resi conto prima. mario fioriti
Siamo andati a conoscerlo proprio negli studi di quella radio che diffonde la sua voce ogni giorno. E' bello incontrare una persona direttamente immersa nel suo mondo, nel suo contesto, che dice molto di lui, anche se non lo sa. In una sala di registrazione, a microfoni spenti, Mario si è raccontato. Occhiali tondi, giacca scura, gambe accavallate, sorriso imbarazzato. Scopriamo le diverse anime di un virtuoso eclettico della penna e del microfono, che sa passare con disinvoltura dalla canzonatura al romanzo storico.
 
E' ormai appurato che tutti coloro che abbiano letto qualcosa di tuo, si siano chiesti, prima o poi: "...Ma perchè Gigi D'Alessio?" Quindi, te lo chiediamo ufficialmente!
"Gigi" nacque nel 2003. Allora conducevo un programma radiofonico in diretta e mi ero appena registrato al forum con un nickname che non mi convinceva. Ho passato talmente tanto tempo a cercarne un altro adatto a me senza trovarlo, che mi sono detto: "Basta! Mi chiamerò come il prossimo cantante che passerà alla radio!" E' facile intuire quale cantante fosse! (sorride) E sinceramente non è che mi faccia proprio impazzire... Però me lo sono fatto andar bene. E' il caso che ha scelto per me. Sono Gigi D'Alessio per puro caso.
 
Qual è stato il momento in cui hai deciso che "El Bollettino" dovesse divenire cartaceo?
Non c'è stato un momento preciso, né una persona in particolare che mi abbia fatto decidere, nonostante molti me lo chiedessero già da tempo. La mia scelta è stata gradualmente dettata da una necessità: quella di allargare la platea dei lettori del Bollettino, abbattendo il muro del cosiddetto digital divide. Molte persone, infatti, soprattutto quelle più anziane, non avevano accesso ad Internet e non potevano essere raggiunte.
 
Qual è il messaggio del Bollettino, la sua filosofia...?
Innanzitutto, occorre discernere la pagina di Facebook dal Bollettino cartaceo. Facebook non è quello che scrivo sul giornale. Occorre anche dire che il giornale mi dà modo di affrontare in maniera più approfondita (ironica e non) tutto quello che mi circonda, di tentare di far vedere le cose in maniera diversa, per fornire una visione che non sia soltanto quella asettica dei comunicati stampa. Ironia e satira, inevitabilmente, offrono una diversa chiave di lettura, tuttavia non ho assolutamente la presunzione di giudicare o di essere in possesso della “verità": io dò una mia versione, i lettori la possono condividere o meno.
Una frase che mi è rimasta dentro, a questo proposito, la scrisse un ragazzo, Mattia Pasquarelli, sul forum. Allora non lo conoscevo, ma lessi con piacere: "Con gli occhi del Bollettino, Gualdo sembra una città migliore."
Se potessi davvero cambiare qualcosa di Gualdo, cosa cambieresti?
Cambierei un aspetto della nostra mentalità: quella che ci ha portato a chiuderci. Quando ero più ragazzo di ora… Gualdo era una città aperta, con tutti i suoi pregi e difetti, non c'era campanilismo. Da una ventina  d'anni a questa parte, ha ripreso campo un provincialismo troppo forte, abbiamo confuso "identità" e "difesa".
 
Domanda difficile. Cos'è, per te, il dialetto?
Mio padre… Il dialetto è rottura delle barriere. Quando cominci a parlare dialetto anche con chi conosci poco, hai abbattuto la prima barriera: quella formale.
Chiaro, conciso, diretto...
Sì... Sono così. L'intervista più breve della storia! Non te faccio manco perde tempo! (ride) In realtà, è colpa della radio: è lei che ti costringe alla brevità.
Copertina libro
 
Il tuo legame con la radio, infatti, è molto importante. Com'è nato e cosa rappresenta per te?
Tutto nacque da una cosa molto semplice: la mia passione per la musica. L'esperienza in radio iniziò nel 1985... Perchè mi sono ritrovato qui?! Perchè era il luogo dove c'erano più dischi! (ride) Ho iniziato da ragazzino, avevo diciassette anni e da allora non ho mai più smesso, fa parte di me.

 
Un altro importante traguardo sono i tuoi libri...
Ho scritto quattro libri: due in dialetto e due in italiano. Quelli dialettali sono satirici ed umoristici, ma da un certo punto di vista, sono anche i più “seri” che ho scritto. Gli altri due romanzi sono frutto di una volontà di scrivere ciò che vedo con la mente, così come si manifesta. Ad esempio, quando ho scritto Odiulac, l’ambientazione storica era esattamente ciò che vedevo e non ho voluto cambiarla. Eremi dispersi, d'ambientazione contemporanea, è uscito in queste settimane, ma in realtà è il primo romanzo che ho scritto: lo iniziai a vent'anni. E' quello a cui sono più legato, quello per il quale ho più studiato. E' essenzialmente una storia: la storia di un riscatto, il riscatto di persone sbagliate. E' la storia di uno stupratore uscito di prigione, del suo percorso interiore, e di un assassino, della giornalista che lo sta braccando... Parlo del lato oscuro presente in ognuno di noi, con cui bisogna fare i conti e per cui devi compiere delle scelte complesse, nella quali ci si può, appunto, disperdere. Un’idea, quella della dispersione, espressa in maniera esemplare nella copertina del libro disegnata da Monica Bozzi, una pittrice di Gualdo che stimo molto, la cui disponibilità a lavorare sul mio racconto mi ha fatto immensamente piacere.
 
Obiettivi futuri?
Mah... "Prendo quello che il giorno porta", come cantavano i Brad.

 

 

Condividi

cover categorie persone filippetti

Persone

Uomini e donne "made in Gualdo". Frammenti di vita, avventure, imprese.

cover categorie luoghi roccaflea

Luoghi

Ricordi, sensazioni e emozioni dei luoghi gualdesi; com'erano, come sono, come saranno.

cover categorie storie f1

Storie

Storie e racconti "made in Gualdo".

cover categorie imprese base-scout

Rubriche

Rubriche periodiche della redazione di "Made in Gualdo".

UA-182230-18