La cosa più vicina alla morte

Scritto da Mario Donnini. Postato in Storie

 

Il circuito più antico e pericoloso del mondo del motociclismo è il Mountain del Tourist Trophy dell'Isola di Man, nel mare d'Irlanda. Il nostro Mario Donnini ha percorso un giro a tutta, in sella con il pluricampione Milky Quayle, pensando alle 10 vittorie di Giacomo Agostini, ma anche ai 245 centauri che hanno perso la vita in 107 anni di corse. Morale della favola: il tracciato è uno dei luoghi più letali del pianeta Terra, ma anche tra i più affascinanti. Riviviamo dal vivo questa fantastica esperienza.

 

Con "Milky" Quayle alla scoperta del Mountain

Un'esperienza unica, speciale. Ricca di emozioni allo stato puro. Percorrere i 60,7 km di un giro del Mountain in sella a una Yamaha Fazer Fz8, alla mercede di un campione del TT quale Richard "Milky" Quayle. Un viaggio adrenalinico che alla fine si rivela sorprendentemente il guscio di un altro viaggio, ben più caldo e profondo, nella filosofia che permette a un pilota neofita di godere e salvare la buccia al contatto col percorso più antico, entusiasmante e terrorizzante nella storia delle due ruote da corsa. Premessa ragionevole: rispetteremo i limiti di velocità nei centri abitati. Promessa da brividi: "Dove il limite non c'è, capirai dal vivo cosa vuol dire correre sull'Isola di Man".

Quayle è quello che si potrebbe definire "a local legend". Ormai vicino alla quarantina, plurivincitore sul Mountain, la sua carriera è finita in brandelli nel 2003, quando s'è schiantato a Ballaspur, in uno dei crash più orrendi mai visti in una competizione e tra i più cliccati su youtube. E' uno dei più profondi conoscitori del tracciato, visto che ci gira da quando è nato, ed è il suo più abile maestro, considerando che da anni è assieme a John Barton "riders liason officer", ossia si occupa dei rapporti tra piloti e direzione di corsa oltre a essere il professore del corso di ambientamento - e diciamo pure di sopravvivenza - cui vengono sottoposti in ogni edizione del TT i piloti debuttanti. Okay, andiamo direttamente agli highlights della faccenda. Prima di farlo avevo paura. E facevo bene.mario milky

Nel passaggio dei villaggi abbiamo parlato, poi "Milky" ha fatto sul serio. La compressione di Barregarrow l'abbiamo presa a 140 km/h, col mio braccio sinistro che ha sfiorato il muro del cottage (ho pensato: be' dai, se crepo adesso, mai più Imu, neanche alla fine della sospensione), quindi Quarry Bends a 170 km/h, sinistra, destra, sinistra, destra sinistra. Sulla montagna poi a 200 km/h tra due mucchi di neve infiniti. Per chiudere, la curva di Brandish a 160 km/h, in piega alla come va, va. È andata bene... Tanto, oh, si campa una volta sola e qualcuno manco quella.

Ma non è questo il punto. La parte davvero esclusiva è quella delle confidenze a visiera alta di "Milky", durante i passaggi nei centri abitati, sulla filosofia e l'intelaiatura emotivo-psicologica dell'approccio di un pilota che si appresta a fare il suo esordio al TT: "Provo a trattarti come uno di loro e a spiegarti una cosa semplice - attacca Richard -: correre qui ti cambierà la vita per sempre. Vedrai cose e proverai sensazioni che nessun altro posto al mondo ti potrà dare. La gente, da fuori, guardando i dvd o perfino venendo ad assistere alle gare, non si rende conto cosa significhi percorrere un giro in condizione corsa.

C'è tutto il riassunto di quello che un biker sogna in tutta la vita, concentrato in 60,7 km, ma in modo elettrizzante e spaventoso. In un giro la moto per tre volte lascia il suolo con entrambe le ruote e in ben venticinque occasioni impenna con la ruota anteriore e tu non ci puoi fare niente.

Anche i rettilinei infiniti ti vedono di rado stare con la moto dritta davvero, sei quasi sempre di traverso e per l'illusione ottica a quasi 300 all'ora vedi gli alberi davanti a te che scorrono come impazziti, pronti a ghermirti e invece no. Il fisico è sottoposto a sforzi che non proverai mai altrove. Dossi, asperità, rughe dell'asfalto, tutto contribuisce a farti godere e a torturarti, devi diventare un ammortizzatore umano, una forcella in carne ed ossa, altrimenti dopo pochi chilometri prendi paura, impacchetti la moto nel furgone e te ne torni a casa per sempre.

E poi fattene una ragione: non devi sbagliare mai. Mai. Sulle piste corte e moderne una caduta fa parte del gioco, è una preziosa indicazione sulla tua ricerca del limite. Qui no. Se scivoli, sei rovinato. Forse per sempre.

Devi essere un computer di ossa, muscoli e testa, che gira, gira, gira, memorizza, incamera dati, costruisce gradualmente la sua velocità sul giro con una metodicità implacabile, ossessiva, cauta e uno stile di guida sempre fluido. Qui non devi mai tirare la staccatona, aggredire il tracciato, usare nervi e istinto, l'ideale è pennellare, andare via dolce, carezzare le traiettorie, fartele amiche, capire che i primi giorni sarai lento da far schifo anche se credi di andare forte. Non ci pensare. La preoccupazione costante deve essere per la tua sicurezza, che devi custodire dentro, perché fuori mentre sfrecci non ne vedrai molta. I piloti del TT non sono né matti né scemi, ma psicologicamente più intensi e sorvegliati di tutti gli altri: così come salvaguardano il motore con il limitatore di giri, tutelano la loro pelle usando l'istinto di conservazione come un cut-off mentale che gli impedisce di andare oltre ciò che non si deve osare.

Con questa predisposizione, scoprirai che i tempi interessanti cominciano ad arrivare non quando attacchi e vuoi andar forte, ma quando guidi sciolto, sentendoti finalmente a tuo agio e pensi, erroneamente, di andare piano. Sarà lì che inizierai a toccare vette cronometriche che sembravano proibite. Da Ballacraine a Glen Helen, se non ricami, o sei morto o sei lento. Da Sulby a Ramsey, in quelle curve velocissime ma accidentate, se non sai dove mettere le ruote, prendi una vita di distacco anche da mia zia.

Cosa ti credi, che io mi sia distrutto la carriera perché ho sbagliato? Sì e no. Il giorno che presi quella roccia a Ballaspur, la mia moto non era a posto, era nervosa. Semplicemente, affrontai la traiettoria giusta con l'assetto sbagliato e invece che sfiorare il costone lo toccai. Questione di millimetri. Forse meno. La solita carezza in un attimo è diventata il colpo del kappaò. Perché non ho dubitato, in quel momento forse non pensavo che al TT non si finisce mai di imparare e che a ogni giro la tua moto è diversa da quello precedente e da quello successivo e che un margine salvavita te lo devi sempre lasciare.

Per questo - conclude "Milky" - io credo che l'esperienza del Mountain sia anche una grande lezione di vita e una metafora dell'esistenza, un inno forse paradossale alla preservazione consapevole dell'incolumità, nel momento in cui la sottoponi al massimo azzardo collegato al piacere più intenso. Sai, quando sono caduto mia moglie era incinta. Poche ore dopo, dall'ospedale, le ho promesso di non correre più al TT e sono stato di parola.

Ma è stato, è difficile, per me, giorno dopo giorno. Perché mi manca l'adrenalina, certe sere come questa con te e meglio ancora se da solo, giro, tiro la moto e sento che le endorfine sarebbero felici di tornare in circolo e il piacere di sfidare il Mountain in condizioni gara pronto a riemergere. Una cosa così ti dà assuefazione, puoi starle lontano ma te la porti dentro per sempre ed è un ricordo vivo, che ti frulla e devi tenere a bada. Ce la faccio ma devo lavorarci spesso, proprio come un newcomer al suo primo giro, non abbassando mai le difese, altrimenti tornerei a mettermi in gioco e non devo.

Ecco, il mio compito di renderti il rischio gestibile, accettabile e ragionevole, finisce qui. C'è una frase con la quale da anni concludo il mio corso di ambientamento per piloti debuttanti e la regalo anche ai lettori di Motosprint: se sei qui per correre in un posto come l'Isola di Man, vuol dire che venuto col cuore. Ebbene, ora il cuore staccalo, dimenticalo: da ora in avanti, da quando inizierà il primo giorno di prove fino alla bandiera a scacchi dell'ultima gara, ne uscirai vivo, felice e cambiato in meglio, solo se userai esclusivamente il cervello.

Buon divertimento".

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