il Museo Regionale dell’Emigrazione "Pietro Conti"

Scritto da Roberto Casaglia. Postato in Luoghi

Gualdo Tadino insieme ai comuni della fascia subappenninica ha fatto parte di quella zona dell'Umbria maggiormente interessata al fenomeno migratorio compreso fra la fine del Novecento e lo scoppio della Grande Guerra.
Periodo questo che in Umbria, ma anche nel resto del Paese, registra il più alto numero di emigranti nella lunga storia, quasi centenaria, di coloro che andavano all'estero per cercare lavoro.
Per evocare e sottolineare il patrimonio storico, culturale ed umano legato al grande esodo migratorio, che coinvolse ben 27 milioni d'italiani in meno di cento anni, nasce nel 2003 il Museo Regionale dell'Emigrazione, intitolato a Pietro Conti, primo Presidente della Regione Umbria.

Centinaia di documenti, immagini e racconti provenienti da tutte le regioni d'Italia sono custoditi nella sede museale, tutti insieme a raccontare un'unica grande storia: gli addii, l'incontro e lo scontro con il paese straniero, la nostalgia, le gioie e i dolori quotidiani, l'integrazione nella nuova realtà, le sconfitte e le vittorie, il confronto e la riflessione con l'immigrazione di oggi.
Un viaggio corale che ha per protagonista l'emigrante.
Il Museo, sorto su iniziativa del Comune di Gualdo Tadino, è stato curato dall'Istituto per la Storia dell'Umbria Contemporanea (Isuc) ed è gestito dall'Associazione Onlus Museo dell'Emigrazione.
Il museo è centro di ricerca permanente sulle migrazioni e i suoi molteplici aspetti; laboratorio didattico rivolto alle scuole; cineteca e centro audiovisivo con filmati, documenti e servizi giornalistici sull'argomento; punto di riferimento per gli emigrati e le associazioni italiane che vivono all'estero.

Realizzato con la tecnica delle proiezioni video, è possibile visionare nel percorso museale l'esclusivo materiale documentario di Rai Teche e della Radio Televisione della Svizzera Italiana riguardante l'emigrazione all'estero, costituito da filmati, servizi giornalistici, film e documentari.
Il Museo, ospitato nella sede del Palazzo del Podestà e Torre civica, sec. XII, coinvolge il visitatore in un emozionante percorso a ritroso: l'arrivo, il viaggio e la partenza.


La prima sezione trasporta subito il visitatore nella vita degli emigranti all'estero: l'aggregazione comunitaria, il cibo, la religione, l'occupazione, con particolare riguardo alla ricostruzione del lavoro nelle miniere di ferro e carbone.
Protagonista della seconda sezione è il tema del viaggio: rare e commoventi immagini di traversate transoceaniche, monitor che emergono da vecchie valige di cartone e antichi bauli, campane del suono che raccontano preziose testimonianze di viaggi ardui e perigliosi a bordo di lenti e stracolmi bastimenti.
E, infine, la terza area, dedicata alla partenza e ai motivi che spinsero milioni di italiani a tentare la via dell'emigrazione verso terre straniere: le difficoltà dell'integrazione, la produzione dei tanti documenti per non essere respinti alla frontiera, le carte d'identità con le impronte digitali, i passaporti, i certificati di sana e robusta costituzione.

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