La forza del tifo

Scritto da Manuel Codignoni. Postato in L'emigrato

Come molti di voi non sapranno, da quattro anni il sottoscritto vive e lavora a Trento, dove pare faccia indegnamente il giornalista.
E, come ancora meno di voi sapranno, tra le varie cose che chi vi sta scrivendo segue, c'è anche una delle glorie sportive della città, ovvero la squadra di pallavolo.
Tanta roba, per dirla come parlano i giovani d'oggi.
In appena dodici anni di attività la Trentino Volley ha portato a casa due scudetti, tre coppe Italia, una Supercoppa, tre Champions League e quattro titoli mondiali.
Con una stagione, la 2010/2011, in cui la squadra ha conquistato quello che qualcuno chiama ancora triplete, ovvero campionato Italiano, Europeo e Mondiale per Club.

Perché vi racconto questo? Perché quello che colpisce l'umile cronista venuto da lontano, oltre all'indiscusso valore tecnico delle vittorie e allo spettacolo che regalano questi marcantoni in campo, è il movimento che si è sviluppato attorno alla squadra.
Parliamoci chiaro, il volley non è il ruzzolone, ma non è nemmeno uno sport di massa.
Non è il calcio o il basket.
Eppure non c'è domenica che al Palatrento non ci sia il pienone.
Se non ci sono quattromila spettatori, ovvero il tutto esaurito (in realtà la distinta ne elenca 3998, visto mai che qualcuno pensi che ci si avvicini troppo al limite di saturazione del palazzetto...), poco ci manca anche in partite per così dire di seconda fascia.

Oltre al movimento, quello che risulta inusuale per queste latitudini è il calore che la squadra riesce a sprigionare.
Non credo di offendere nessuno se dico che il trentino medio non è esattamente caloroso o espansivo.
E' tendenzialmente misurato, un po' timidone, magari anche – non me ne voglia questa splendida gente- un po' orso, sulle prime.
E proprio per questo il calore e il trasporto che esce dalle mura del Palatrento colpisce gli occhi di chi è calato in una realtà un po' particolare come questa.

Bella forza, direte voi, quando una squadra va così bene è chiaro che faccia il pieno e crei entusiasmo. Vero. Ma è vero anche il contrario.
E cioè che al di là degli indubbi investimenti e dell'azzeccata programmazione, alla base di un ciclo di vittorie così formidabile non può non esserci anche una tifoseria e una curva di prim'ordine. E' l'Abc. Dovete fidarvi di quello che vi dico.
Certi punti, certi ace in momenti delicati di qualche partita, certi siluri in attacco, li chiama proprio il pubblico, c'è poco da fare.
Pubblico che in questa squadra di fenomeni ha trovato un'identità forte, un motivo d'orgoglio e di sciovinismo, se così vogliamo chiamarlo.
Celebre lo striscione Roma KAPUTT Mundi alla prima finale scudetto vinta proprio contro la squadra della capitale qualche anno fa.

Non vi nego che mi viene un po' di nostalgia di qualche anno fa.
Quando anche noi, in uno sport diverso, avevamo un collante biancorosso che girava per l'Italia, ci riempiva di soddisfazioni, ci faceva arrabbiare, gioire, ci teneva vivi. C'è ancora.
Non gira più l'Italia, ma l'Umbria, per colpe non sue. Ma c'è ancora., il collante. Il passato è passato.
Resta però il tifo.
Tifo che scalda, che è calore, inevitabilmente raffreddato dopo le mazzate inflitte dalla retrocessione in Promozione, ma che è nelle ultime stagioni è tornato a ruggire.

Ecco. Penso agli ace di Matey Kaziyski e Osmany Juantorena qui a Trento, trascinati da un pubblico bollente.
E mi piace pensare al calore del Carlo Angelo Luzi.
Mi piace sperare –colpevolmente da distanza siderale, ahimè, Trento-Gualdo son 480 km e spicci...- che nel futuro del famoso dodicesimo uomo in campo ci sia sempre più rumore, più impatto, più voce, più fiato, più calore. E che quindi sia sempre più decisivo.
A Firenze come a Collepepe. Non farà vincerà le partite, ma di sicuro non le fa perdere.

angelo barberiniTutte le domeniche sera il sottoscritto si legge su gualdocalcio.com il resoconto della partita e in sottofondo gli piace immaginarsi quel coro, in loop, che per parecchi anni ha accompagnato le sue domeniche pomeriggio.
E ci ripensa ogni volta che entra in quella bolgia infernale chiamata Palatrento.
Animo da tifoso? Nostalgia di quando si era più giovani, con qualche anno in meno e qualche capello in più? Forse.
Però l'analogia vien spontanea.
Analogia e nostalgia.
E speranza. E' la forza del Tifo.
IL GUALDO E' FORTE E VINCERA'.

P.S.: La forza del tifo è anche, subito dopo essere stati eliminati dalla Coppa Campioni per una regola tanto stupida quanto iniqua, sentire la standing ovation fatta dalla curva alla squadra. Da pelle d'oca.
Chi l'ha detto che l'Ultras, di qualsiasi sport si parli, debba per forza essere una brutta persona?

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