Impara l’arte… e mettila da parte

Scritto da Manuel Codignoni. Postato in L'emigrato

Oggi vi voglio raccontare una storia particolare, forse fuori stagione ma che mi va di condividere con voi.
Non tutti lo sapranno, ma quest'inverno, in febbraio, la Valle di Fiemme, in Trentino, ha ospitato i campionati del mondo di sci nordico.

Non una prima assoluta, credo fosse la terza volta negli ultimi vent'anni, ma di fatto un evento molto importante per l'economia della valle e dell'intero Trentino...


Si è iniziato a lavorarci con un anticipo per certi versi maestoso.
Prima a livello di promozione, in tutta Europa, poi di realizzazione strutture, dal palaghiaccio al rinnovato stadio del salto e così via.
E quindi è arrivato il momento della danza della neve, o meglio del termometro.
Senza neve non si va da nessuna parte, potete ben immaginarlo da voi.
E se non ci sono determinate condizioni di temperatura o cielo sereno è dura anche produrne di artificiale.

I timori alla vigilia c'erano, inutile negarlo.
Anche perché -non so se lo sapete- ma mentre l'inverno scorso -quello 2011-2012- tutta l'Italia, Gualdo compresa, è stata sepolta da metri e metri di neve, quassù non ne è arrivata nemmeno un fiocco.
Un altro inverno simile sarebbe stato una catastrofe: l'incubo peggiore di chi ha investito tempo e -tanti- soldi sull'evento.

Poi per fortuna le cose son andate come meglio non potevano: prima è arrivata la neve vera, che ha trasformato la Valle in una specie di paesaggio incantato con montagne innevate, alberi bianchi e poetici cristalli di ghiaccio ovunque.

Poi -chirurgicamente- sono arrivati sole e freddo, che hanno permesso di produrre tutta la neve artificiale che serviva a garantire un innevamento perfetto alle piste di sci da fondo, allo stadio del salto e così via.
La botte piena e la moglie ubriaca, letteralmente.
Tutto è bene quel che finisce bene.
Ma di paura ce n'è stata tanta.
Dove voglio arrivare? Abbiate un attimo di pazienza e vi si chiarirà il discorso.

Nel prossimo dicembre la Valle di Fiemme ospiterà un'altra manifestazione sportiva di grosso calibro, le Universiadi invernali.
Sull'onda lunga dei mondiali, con le strutture già pronte, non ci si è lasciati scappare l'occasione di sfruttarle di nuovo.
Dicembre non è febbraio, però.
Negli ultimi vent'anni -hanno calcolato- solo in due dicembre ci sarebbero state le condizioni di innevamento naturale per organizzare una manifestazione di questo tipo.
Un rischio molto grosso.
Okay, la neve si può sempre sparare.

Ma se -come nel famigerato inverno 2011-2012- facesse caldo e non si potesse? Ecco qui l'uovo di Colombo, il capolavoro di cui voglio parlarvi: quello che chi vive da queste parti chiama amichevolmente in dialetto il mucio de nef, il mucchio di neve.
Qualcuno ha ripensato a un viaggio in Estonia, dove aveva visto fare una cosa bizzarra, e ha pensato di ripeterla: sparare la neve ora che si può e metterla da parte fino a dicembre.

Ed ecco che, finiti i mondiali, in due notti di lavoro in un anfratto della valle sono stati sparati qualcosa come 8mila metri cubi di neve.
Ne è nata una montagnola di quasi 10 metri d'altezza per non so quanti di diametro, gigante, bianca, strana a vedersi.
Sopra a questa collinetta ci hanno messo dei teli.
E -soprattutto- si son messi d'accordo con la Provincia per farsi portare -gratuitamente- ramaglie e legno recuperato dalla manutenzione dei bordo strada di mezza provincia, materiale di qualità zero che sarebbe stato altrimenti buttato via.
L'hanno tritato con una macchina imponente e l'hanno sparato -uno strato di circa un metro di spessore, dicono- sopra la montagna, che se vi doveste trovare a passare da queste parti vedreste infatti verde. Il miglior isolante naturale a costo zero. Ma... funzionerà?

Chi vi scrive ci ha anche realizzato un servizio, su questa storia.
Ha parlato con la mente del progetto, tale Angelo Corradini, e pare che in Estonia -ma anche in Finlandia e nella vicina Austria- siano riusciti a conservare nel corso dell'anno -estate compresa, badate bene- il 90% della neve prodotta.

I nostri macellai nelle valli cinquant'anni fa, quando non c'erano frigo e congelatori -mi ha spiegato il tipo, uno sveglio, tra l'altro, è anche nel comitato d'organizzazione della Marcialonga- conservavano la carne in mucchi di neve strategicamente piazzati all'ombra e resistevano fino in settembre senza nessun tipo di copertura.
Vuoi che così non arriviamo fino all'11 dicembre, data di inizio delle Universiadi?

A me quando ho saputo 'sta cosa mi è scappato da ridere, ve lo confesso.
Ma guarda te -ho pensato- se devi sparare un mucchio di neve ora e tenerla lì fino a dicembre.
Ma poi -ragionando- mi son detto, perché no? E se funzionasse?
Se le condizioni sono ottimali il costo della neve sparata è quasi zero, la corrente elettrica e poco più.
E la certezza di avere già ora neve da stendere sull'anello di fondo nel fondovalle -il punto più critico per l'innevamento- val bene una montagnola bizzarra a bordo strada. O no?

Mi pareva una notizia curiosa, quantomeno, e mi andava di condividerla con voi.
Perché c'è sempre da imparare, anche solo in materia di furbizia e intraprendenza.
Di tutela e valorizzazione del territorio.

Non fa mai male abituarsi a guardare anche solo più avanti del proprio naso.
Avere l'umiltà di sperimentare.
E di mettersi in gioco.

A dicembre -promesso- vi farò sapere com'è andata.

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