La Val del Merlo

Scritto da Manuel Codignoni. Postato in L'emigrato

Quando piove, piove, e già la giornata non è tutta 'sta figata. Se poi oltre che piovere nevica, per quasi un mese, il quadro è presto dipinto e racconta un inverno di quelli da ricordare, nel bene e nel male. È nevicato tanto, quassù in Trentino. Pensate che in alcune zone di montagna hanno calcolato accumuli di 14 metri (sì, avete letto bene, quattordici). Negli ultimi giorni sono scese -perlopiù in zone disabitate- qualcosa come 110 valanghe. Paravalanghe -una specie di staccionate costruite per bloccare le slavine sul mascere e impedir loro di scendere a valle- addirittura sommersi. Cose non dico mai viste, ma accadute quantomeno raramente. E storie surreali, come quella che vado a raccontarvi.

Siamo a Dimaro (si legge con l'accento sulla A, Dimàro), in Val di Sole. C'è un supermercato costruito nella zona industriale del paese, a cavallo tra appunto Dimaro e altri due comuni, Monclassico e Commezzadura. Il capannone è ai piedi della Val del Merlo. Storicamente, dicono gli anziani del posto, ogni dieci anni da lassù si stacca la valanga che scende fino a valle, addirittura una volta è quasi arrivata giù al fiume. Quest'anno con tutta la neve che è caduta il rischio è, a parere di chi ne sa, alto. Morale: negozio chiuso finché le condizioni della neve non tornano di sicurezza. Dipendenti in ferie forzate, cittadini costretti ad andare da un'altra parte a far la spesa, e così via. Tutto ok? Ma nemmeno per idea.

Attaccato al supermercato c'è un altro capannone, una segheria. La gestisce Edi Valentini. È qui da 37 anni, per lavorare. Conosce la montagna, del resto la Val del Merlo finisce proprio davanti alla sua segheria. Anche questa è stata evacuata. Tutte balle, dice lui, occhi chiari, lungo codino bianco, viso solcato dalle rughe di chi da una vita non ha paura di sporcarsi le mani. Quest'anno la LAVINA (come la chiamano qui, la valanga, un mix tra dialetto solandro e tedesco) scenderà dall'altro lato, c'è troppa neve, è sempre stato così. Lasciateci lavorare, non raccontateci balle. E se ne torna nella sua segheria, incurante di tutto. Il direttore del supermercato è sconsolato. Ho dovuto mettere i dipendenti in ferie, i clienti arrivano, passano e se ne vanno, la merce va a male. Non è la prima volta che succede, per noi è un disastro. Oltretutto perché il pericolo non pare così certo. E poi -soggiunge a mezza bocca- contro il tempo non si può far niente... ma fino a un certo punto.

Passa una signora, vive qui. È uno schifo, ci urla. Perché? Ve lo dico io. Hanno voluto uccidere questa zona. La Val del Merlo è il pendio a rischio valanghe più elevato e non c'è nemmeno uno straccio di paravalanghe, lassù. Che senso ha predisporre piani d'evacuazione se poi non si lavora prima sulla montagna? Perché non ne hanno messi? Perché siamo al confine fra tre comuni e non si sono mai messi attorno a un tavolo per parlarne. È tuo, no è tuo, no è tuo, e così nessuno vuole spendere quattrini per mettere in sicurezza la Valle. È uno schifo, ripete. Ma come mai il sindaco di Dimaro, su cui ricade la giurisdizione del supermercato, non fa qualcosa? Chiedetelo a lui, dice lei. Cgiedetelo a lui che è pure socio della cooperativa che gestisce l'altro negozio, la concorrenza. Non vuol dir nulla, tiene poi a precisare la signora. Forse. Ma è comunque lui che emette le ordinanze di evacuazione.

Lo incontriamo, il Sindaco, al Passo del Tonale, in un paesaggio artico. Il problema -dice lui- è che c'è una Commissione valanghe che ha il compito di fare sopralluoghi e valutare il rischio. Se questi signori, che se ne intendono, mi dicono che c'è pericolo... cosa faccio? Mica posso prendermi la responsabilità di tutte queste persone? Casomai -la butta lì- bisogna chiedersi come mai negli anni '70 si è deciso di costruire proprio sotto la Val del Merlo. È lì che sta il problema, in chi ha autorizzato, in chi ha costruito e in chi ha poi deciso di lavorare lì. Paravalanghe o no. Dunque tutti a casa.

Alla fine -per la cronaca- il supermercato ha riaperto, a intermittenza, perché le temperature sono scese. Ma appena torna il caldo di nuovo tutti a casa, finché non viene organizzato un distacco controllato per mettere in sicurezza il tutto. Perché contro il meteo non si può fare niente... o forse sì. Certe cose non accadono solo a Gualdo, a quanto pare. Ma non vuole affatto essere una consolazione, sia chiaro. Nemmeno se si parla della Val del Merlo.

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